Per un’accoglienza dignitosa

Dodici associazioni scrivono al Prefetto di Parma: segnalano la necessità di accoglienza per i richiedenti asilo che si trovano nel territorio e che spesso sono costretti a dormire per strada.

A Sua Eccellenza il Prefetto di Parma

La città li vede. A Parma, sul marciapiede di via Cavestro, esiste da qualche tempo un gruppetto di richiedenti asilo (per la maggior parte di nazionalità pakistana e bengalese) i quali richiedono giustamente di poter esigere il loro diritto all’accoglienza istituzionale. Dormono sul marciapiede.

Alla Questura, che ha ricevuto le loro richieste di protezione internazionale, sono noti come richiedenti asilo.

Provengono dalla rotta balcanica, non dal mare, ma per legge godono degli stessi diritti e della stessa titolarità all’accoglienza dei migranti provenienti dagli sbarchi.

Fino a poco tempo fa persone nelle medesime condizioni potevano essere inserite nel SAI, il sistema di accoglienza e integrazione dello Stato italiano articolato in progetti territoriali pur presenti in Parma e in diversi comuni del Parmense; tuttavia il decreto cosiddetto Cutro, approvato a maggio dal nuovo governo, ha precluso ai richiedenti asilo la possibilità di ingresso al SAI destinandoli alla accoglienza nei CAS (Centri di accoglienza straordinari) che sono nelle competenze della Prefettura, attualmente divenuta l’unico organo titolato ad accogliere i richiedenti asilo.

Tutti coloro che si vedono in via Cavestro hanno presentato alla Prefettura la richiesta di inserimento nei CAS.

Ci uniamo a loro nella richiesta di una pronta e urgente collocazione all’interno del sistema CAS nel pieno rispetto del loro diritto e in adempimento ai compiti che la legge pone alle Prefetture.

Le associazioni firmatarie:

CIAC, Art lab, Casa della pace di Parma Ets, Società Missionaria di Maria, Donne in nero, Azione cattolica, Sguardi di fraternità APS, Laicato saveriano, Libera Coordinamento di Parma, Consorzio di solidarietà sociale, Associazione di Amicizia Italia-Birmania Giuseppe Malpeli, Rete diritti in casa