Pace!

Tantissimi giovani a Palazzo del governatore a ragionare di pace protagonisti di una riflessione sui processi cognitivi che attiviamo quando diciamo di voler costruire la pace.

Erano in più di centoventi, lo scorso 11 ottobre a Palazzo del governatore a parlare di Pace. Ma cosa vuol dire pace? E quale pace, poi? E per chi? E, infine, siamo sicuri che la mia pace sia anche la tua?

Una platea composta in gran parte da giovani, tanti in servizio civile nelle realtà del terzo settore del nostro territorio, ha provato a pensare alle possibili riposte guidata dalle parole degli esperti presenti, giornalisti, fotografi e registi impegnati a raccogliere le esperienze di persone e popoli che stanno difendendo il proprio diritto all’autodeterminazione e alla pace. Sguardi diversi intorno alla condizione di pace e ai percorsi che possono condurci a essa.

Si è lavorato per gruppi di lavoro a partire da tre suggestioni diverse: com’è possibile pensare la pace in un contesto come il Myanmar dove c’è una dittatura che dura da tantissimo tempo; com’è possibile pensare la pace in situazioni di guerra permanente, come quella che vivono i popoli indigeni del Brasile; com’è possibile pensare la pace connessa alla situazione dei flussi migratori, cioè di chi scappa da situazioni dove la pace è assente.

In tutti e tre i casi, è emerso come sia importante soffermarsi sulle cause dell’assenza di pace e, nello stesso tempo, come sia inutile, anzi assolutamente infruttuoso, non coinvolgere nel processo di costruzione della pace la parte lesa, che vede sofferenza e oppressione.

Senza questo coinvolgimento si rischia di costruire qualcosa che non è pace ma, come diceva lo storico latino Tacito, sarebbe come creare il deserto e poi chiamarlo pace.

La pace, quindi, nasce dal dare spazio a punti di vista plurali e a voci solitamente tacitate, è una questione di costruzione collettiva di sapere, di idee sulla buona vita, sull’ordine sociale desiderato. E’ su questo che si è ragionato insieme, in una meta riflessione sui processi cognitivi che attiviamo quando diciamo di voler costruire la pace per non farsi mai prendere dalla tentazione di chiedersi da che parte stiamo.

L’iniziativa, alla quale hanno preso parte numerose figure istituzionali fra le quali Nadia Monacelli, per l’Università di Parma, l’assessora regionale Barbara Lori, il sindaco Michele Guerra con l’assessora Daria Jacopozzi, Elena Dondi per CSV Emilia, Presidente, e Albertina Soliani, era promossa da CSV Emilia insieme all’Università di Parma, Copesc e un gruppo di associazioni.