Si chiama I volti del lavoro, ed è un progetto espositivo partecipato con i rifugiati sulle trasformazioni della produzione e dei lavoratori: una mostra allestita sotto i Portici del grano di Parma e visitabile gratuitamente fino al 27 marzo, inserita nel calendario di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21.
L’esposizione è promossa da CIAC – Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione Internazionale e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, in partnership con il DUSIC – Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Ateneo, ed è realizzata con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma e con il sostegno di Fondazione Cariparma.
I volti del lavoro è l’esito di un progetto condotto da CIAC e CSAC sulle trasformazioni del lavoro e dei suoi protagonisti, con particolare attenzione all’esperienza attuale dei rifugiati nella provincia di Parma: “attori” spesso di un’integrazione che non fa notizia, e per questo dunque meno percepita dall’opinione pubblica.
Inserito nel più ampio “Piano di Ateneo per i rifugiati”, promosso dall’Università di Parma e sostenuto dalla Fondazione Cariparma nell’ambito del Bando “Lotta alla povertà”, il progetto ha voluto valorizzare il patrimonio documentale dell’Archivio CSAC e coinvolgere in un percorso partecipato, partito con un workshop fotografico ad hoc, alcuni rifugiati inseriti nei progetti di accoglienza diffusa di CIAC: rifugiati doppiamente protagonisti, sia con il loro sguardo sintetizzato negli scatti fotografici proposti sia come lavoratori e parte essenziale del tessuto socio-economico del territorio.
In mostra sotto i portici del grano ci sono fotografie scattate durante il workshop con i rifugiati da Raheel Abid, Abdoulaye Ba, Lamin Bojang, Sekou Diyara, Giulio Di Meo, Aime Mbangue, Victor Osebhajimende e Ahmed Elmi Abdullahi, oltre a fotografie conservate allo CSAC appartenenti ai Fondi Uliano Lucas, Mimmo Jodice, Carla Cerati, Luciano D’Alessandro e agli archivi Carlo Cisventi e Vaghi.
Un progetto in tre atti: protagonisti migranti e rifugiati
Nella primavera 2019 un gruppo di rifugiati ha partecipato a un percorso di formazione in comunicazione visiva condotto da Giulio Di Meo, fotografo freelance, presidente dell’associazione Witness Journal e photo editor dell’omonima rivista di fotogiornalismo, impegnato da più di dieci anni nell’ambito del reportage e della didattica. I rifugiati, individuati da CIAC tra gli accolti nei progetti “Terra d’asilo” e “Una città per l’asilo”, hanno partecipato a un workshop fotografico sul tema del lavoro e delle sue trasformazioni, alternando fasi teoriche in aula (tecniche fotografiche), uscite nei luoghi di lavoro (imprese e cooperative) in cui sono stabilmente impiegati migranti e rifugiati, e momenti di restituzione, selezione delle foto e postproduzione nuovamente in aula.
Il percorso è proseguito con un approfondimento – condotto da Lucia Miodini dello CSAC – sulla fotografia del lavoro e sulle pratiche di archiviazione dei materiali documentali, con visite al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e visione di materiali fotografici di documentazione del lavoro appartenenti a diversi archivi della Sezione Fotografia dello CSAC: dal Fondo Fotografia Storica Donazione Uliano Lucas, nucleo tematico formato dalle ricerche iconografiche condotte dallo stesso Uliano Lucas in occasione della mostra e del volume Storia Fotografica del Lavoro in Italia (1981), ai fondi di free-lance che negli anni Settanta hanno indagato con sguardo partecipe il mondo del lavoro, da Luciano D’Alessandro a Carla Cerati e allo stesso Uliano Lucas; parte del materiale presentato proviene dall’archivio Vaghi, storico studio fotografico di Parma attivo dai primi del Novecento agli anni Settanta, che raccoglie la produzione di Luigi e Bruno Vaghi. La visita allo CSAC si è dimostrata un interessante percorso storico sulla rappresentazione dei diversi mondi del lavoro, e il dialogo tra quelle fonti e gli scatti realizzati dai rifugiati nelle aziende del parmense non soltanto è risultato efficace e “fecondo” nel percorso espositivo, ma ha anche rappresentato un’occasione di riflessione tra i diversi linguaggi visivi e un’esperienza condivisa di confronto e interazione.
Nella terza e ultima fase i rifugiati – insieme al gruppo di lavoro di progetto – hanno selezionato le immagini da loro stessi realizzate nelle aziende del parmense (officine meccaniche, aziende artigiane, ristorazione, manutenzione del verde), cui sono state affiancate fotografie scelte tra il materiale storico degli archivi CSAC, per arrivare a comporre il percorso espositivo I volti del lavoro.
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