Continuano le lezioni aperte di politiche sociali all’Università di Parma con incontri che portano nelle aule problemi emergenti e conflitti sociali che sfidano le politiche contemporanee.
L’iniziativa è di Unipr in partenariato con CSV Emilia, Kwa Dunìa, CIAC e Centro Interculturale di Parma e provincia.
Un calendario ricco che prosegue fino al 14 maggio, del quale vi segnaliamo i due appuntamenti più prossimi.
Anti-ziganismo. Un razzismo istituzionalizzato?
23 aprile martedì ore 14.30 – aula A, terzo piano, Via Università 12
L’incontro è dedicato al tema dell’antiziganismo, ovvero ai processi di stereotipizzazione e ai conseguenti pregiudizi di cui molto spesso sono vittime le persone e i gruppi rom.
Si rifletterà in particolare sul caso italiano, discutendo l’emblematico processo di istituzionalizzazione dei “campi nomadi”, con l’intento di decostruire miti, leggende e preconcetti.
Annavittoria Sarli dialoga con Rašid Nikolic – The Gipsy Marionettist artista e attivista, e con Giulia Marroccoli, Università di Torino
La razza non esiste, ma si sente.
L’esperienza degli italiani razzializzati
24 aprile mercoledì ore 13.30 – aula I, primo piano, Via Università 12
Nel contesto italiano, i processi di razzializzazione agiscono con forza sulla struttura e sulla vita sociale. Tuttavia, essi restano spesso invisibili a chi non ne sia vittima.
A partire dall’esperienza di persone razzializzate nate e cresciute in Italia, verrà stimolata una riflessione sull’impatto della “linea del colore” – così come di altri marcatori etnici – nella costruzione dell’”altro” e nella riproduzione delle diseguaglianze sociali.
Vincenza Pellegrino e Annavittoria Sarli dialogano con Mackda Ghebremariam Tesfaù, Università di Parma e associazione Il Razzismo è una brutta storia, e con Tavolo Sguardi Incrociati, Centro Interculturale.
In allegato il calendario completo degli incontri.
Lezioni aperte, perché?
Si tratta di cicli seminariali finalizzati a riflettere su problemi emergenti e conflitti sociali che sfidano le politiche contemporanee.
In tal senso, si vuole dibattere specificamente a partire da pratiche e orientamenti sperimentali, frammentari, spesso contraddittori, ma che stimolano la nostra capacità di pensare e agire la redistribuzione in un’epoca di grandi disuguaglianze.
Per prima cosa, le chiamiamo lezioni “aperte” perché in aula stanno, insieme a docenti universitari e studenti, persone che stanno vivendo in prima persona le questioni e le condizioni sociali di cui si parl e\o movimenti e associazioni che si occupano di tali questioni.
Non si tratta tanto di dare spazio a ‘testimonianze dirette’, quanto di favorire ricomposizioni tra diversi punti di vista sul medesimo problema, utilizzando strategie discorsive e linguaggi accessibili – visuali, narrativi, letterari – che favoriscano la traduzione reciproca.
Secondo, sono lezioni “aperte” perché sono effettivamente aperte al pubblico: cittadini e cittadine di età diversa, studenti universitari e studenti delle scuole superiori.
Il confronto tra età e competenze diverse in queste particolari aule universitarie è quindi la questione centrale, e ci permette di riflettere sulla funzione specifica dell’Università. In particolare, questo ciclo di Lezioni Aperte si inserisce dentro il progetto POT L39 che si ispira agli obbiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.