Ap…Punti di comunità

La voci di volontari e professionisti hanno tracciato le prospettive del percorso di Parma welFARE

E’ stato un pomeriggio popolato dalle emozioni e dalle storie, quello che si è svolto il 5 aprile a Lostello;  storie che hanno permesso di raccontare la strada percorsa fino a oggi dal progetto Parma welFARE, intrecciando le voci di chi ne è stato protagonista. Undici storie esemplari fra le 6269 intercettate in un anno di progetto (tante sono state le persone affiancate nel 2022), scelte perché nella loro sintesi, rappresentano molto bene il lavoro di tessitura, le potenzialità e le relazioni che nascono dal fare insieme.

Una rete, quella di Parma welFARE che dal 2016 si stringe a sostegno delle fragilità e dove associazioni, istituzioni, enti, aziende e cooperative sociali si sono trovate unite da un duplice obiettivo: aiutare le persone più fragili e stimolare la partecipazione e il senso di appartenenza alla comunità.

Una scommessa difficile che ha saputo creare condizioni in qualche modo uniche e diventare un modello guardato e studiato anche da lontano (ad esempio la rete Europeo-Canadese di Transform lo ha indicato tra i quindici progetti di welfare comunitario più significativi in Europa).

Alla vulnerabilità Parmawelfare ha risposto facilitando l’accesso ai servizi, costruendone di nuovi e valorizzando l’impegno attivo dei cittadini.

Sono 27 le associazioni che hanno aderito alla chiamata, lavorando nei quartieri insieme ai dieci Punti di Comunità dove sono attivi più di 160 volontari. Al loro fianco, un gruppo coeso di partner importanti che rappresentano le tante anime della città: Comune di Parma, Ausl, Azienda Ospedaliera, ASP Parma, Consorzio Solidarietà Sociale, CSV Emilia, Caritas Università, Cgil, Cisl e Uil.

Il pomeriggio a Lostello ci ha mostrato come sia possibile costruire insieme un nuovo modo di fare comunità, grazie a un lavoro artigianale ampio e complesso che mette in relazione più sguardi e più professionalità. Ed è proprio questo gioco di sguardi che è emerso dalle tante voci narranti: quelle delle facilitatrici di Parmawelfare, dei volontari, dei professionisti di Ausl e Comune, tutti coinvolti in prima persona nelle vicende raccontate. Un riflettore acceso sulla generosità e sulla creatività di operatori e volontari che, con il loro impegno, hanno permesso a molte storie di trovare un lieto fine, dando vita talvolta a piccoli miracoli.

Come quello della famiglia indiana dove il papà ha perso la vista e subito la rete di quartiere si è attivata: chi ha insegnato l’italiano alla moglie, chi ha seguito la figlia nei compiti, chi ha aiutato nelle questioni quotidiane. Oppure quello della giovane signora, confusa dopo le dimissioni ospedaliere: una volontaria l’ha affiancata aiutandola a non perdere l’orientamento fra farmaci e terapie. O ancora, della normalità ritrovata per gli anziani ospiti della struttura di via Firenze, con le volontarie che li accompagnano al mercato rionale, portano un libro all’appassionata di lettura, regalano mattine di leggerezza. O la storia del ragazzo con disabilità che non solo è uscito dalla solitudine ma ha coronato il  sogno allenare i ragazzi di una squadra di calcio, grazie a un’associazione sportiva. Ad aiutarlo negli spostamenti, altro miracolo, un uomo finito in un dormitorio per le vicissitudini della vita e diventato a sua volta volontario, sentendosi nuovamente risorsa per gli altri.

Sono solo alcuni flash su ciò che abbiamo sentito raccontare, storie che fanno bene al cuore, che parlano di riscatto e di solitudini lenite dall’amicizia di un volontario o di una volontaria.

Il progetto è sostenuto anche dai fondi raccolti grazie alla generosità dei cittadini, di Barilla, Chiesi, Fondazione Cariparma e Conad con Parma Facciamo Squadra 2020; vederlo espandersi di anno in anno, ha restituito la grande consapevolezza che, se da soli si va forte, solo insieme si va lontano.

Tanta fatica ma i semi lanciati negli anni cominciano a fiorire: i progetti crescono, le reti si consolidano, i linguaggi si avvicinano. Se c’è un pensiero che è cresciuto nel gruppo è che il welfare comunitario con le sue reti e le sue potenzialità, è un giardino che va curato e seguito: servono giardinieri attenti e competenti e qualche saggio potatore che aiuti a rafforzare e indirizzare le migliori energie nel modo più efficace.