Acampada Studentesca

Gli studenti del coordinamento da due settimane occupano i chiostri dell’Università chiedendo un tavolo di confronto.

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa che ci ha inviato Acampada Studentesca, gruppo costituito da singoli studenti e associazioni, tra le quali: Unione Degli Universitari UDU-Parma, Ecologia politica, FGC, FGCI.

In via D’Azeglio, gli studenti del coordinamento Acampada Studentesca che da due settimane stanno occupando i chiostri dell’Università, organizzano quotidianamente numerose iniziative di informazione, confronto e approfondimento su quanto sta accadendo in Palestina: incontri con docenti e personale universitario, proiezioni di documentari, collegamenti diretti con studenti e ricercatori dai territori occupati palestinesi, cene e balli tradizionali e tanto altro.
Le iniziative sono aperte alla cittadinanza.
Ecco il loro testo.

A Parma, come in altre città di Italia e nel resto del mondo, gli studenti dell’università stanno da più di due settimane occupando i locali universitari contro il genocidio in Palestina.
A Parma le tende sono piazzate nel Chiostro di lettere in via d’Azeglio. Al centro della protesta studentesca vi è una denuncia rispetto al coinvolgimento del mondo accademico, con particolare riferimento all’UNIPR, nell’industria bellica e nel genocidio.  “Continueremo la nostra lotta fino a che non riusciremo ad ottenere un tavolo di confronto con il rettore per discutere del posizionamento dell’università di Parma rispetto al genocidio in corso” – dichiara Jihene, studentessa di economia dell’UNIPR – “Come studenti non possiamo accettare che la nostra università si macchi le mani di sangue con certi accordi e la presenza all’interno dell’università di aziende dell’industria bellica e non, coinvolte al fianco dello Stato israeliano del massacro in Palestina.”

Un grande numero di iniziative sociali, culturali e politiche hanno avuto luogo in questi primi 14 giorni di occupazione. Incontri con docenti e personale universitario, proiezioni di documentari, collegamenti diretti con studenti e ricercatori dai territori occupati palestinesi, cene e balli tradizionali, solo per citare alcuni esempi. Particolare attenzione è stata posta al coinvolgimento degli studenti, dei professori e dei membri del personale tecnico amministrativo dell’Università, che hanno partecipato attivamente al percorso di costruzione dell’occupazione. Il rettore e gli organi rappresentativi dell’ente universitario, ad oggi hanno restituito agli studenti solo risposte vaghe rispetto all’istituzione del tavolo tra università e studenti, contro il genocidio e contro un Università al servizio della guerra.

Nell’assemblea pubblica di martedì sera è emerso chiaramente che il “temporeggiare” dell’università, rispetto alla necessità di istituire il tavolo in tempistiche consone, sarà valutato come un chiaro indirizzo delle priorità dell’università e del suo posizionamento. “Non si possono ignorare studenti, professori e personale universitario; non si può perdere un giorno di più quando questo significa migliaia di civili inermi massacrati”.

In questi ultimi giorni l’esercito israeliano ha bombardato le tende del campo profughi di Rafah, massacrando più di una ottantina di persone, tra le vittime anche la madre di un ospite di Gaza con il quale avremmo dovuto avere un collegamento online nei prossimi giorni; di fronte a questi eventi non accettiamo eventuali ritardi da parte dell’università, vogliamo un tavolo pubblico con l’UNIPR al più presto!”