I Capannoni a Parma

Dal 12 febbraio al Palazzo del Governatore la mostra che ripercorre la storia dei caseggiati popolari costruiti a Parma dal regime fascista

Ancora oggi, nel gergo parmigiano, il termine “capannone” è sinonimo di rozzo, triviale e in tanti, a Parma, lo usano per definire quegli individui che fuoriescono dall’etichetta dei modi urbani, civili, borghesi.

Tutti lo usano ma pochi, soprattutto tra i più giovani, sanno quale sia la sua origine, intimamente legata a una storia specifica di Parma, allo sventramento dell’Oltretorrente da parte del regime fascista e all’allontanamento di molte famiglie in caseggiati ultrapopolari in zone fuori dal centro urbano: i Capannoni appunto, così soprannominati per la loro forma a capanna.

La mostra, aperta da sabato 12 febbraio, fino a lunedì 25 aprile, ripercorre la loro storia inserendola in quella della città prima e dopo la loro edificazione negli anni Trenta, per capire le ragioni che portarono il regime fascista a costruirli, cosa essi divennero per le persone che vi abitarono e le difficoltà che le amministrazioni democratiche del dopoguerra incontrarono nell’abbatterli.

Oltre a una ricca parte fotografica e documentaria ‒ ricostruita con un’ampia ricerca condotta in archivi pubblici e collezioni private ‒  nella mostra sarà proiettato anche il video Capanòn di Roberto Azzali che, nei decenni passati, ha raccolto diverse e preziose testimonianze di persone che vissero nei Capannoni.

La mostra, ideata dal Centro studi movimenti e dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma, sarà aperta dal martedì al venerdì con orario 9-13 / 15-19sabato e domenica con orario continuato dalle 9 alle 19L’accesso sarà libero e gratuito.

Su richiesta, si organizzano visite guidate per gruppi il sabato mattina (ore 10.30) e pomeriggio (ore 16) al costo di 7€ a persona, che si attiveranno solo se verrà raggiunto un numero minimo di 20 persone. Per info e prenotazioni scrivere a centrostudimovimenti@gmail.com

Con la collaborazione di: Archivio di Stato, Archivio storico comunale, Mup editore, Fondazione Museo Guatelli

Con il contributo di: Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo, Regione Emilia Romagna, Comune di Parma

e di 

Fondazione Matteo Bagnaresi, Cooperative Proges, Multiservice, La Giovane, Nau, Parma 80, Legacoop, Consorzio Zenit, Salvatore Robuschi, Cooperativa edile artigiana, Buia Nereo costruzioni, Koppel ascensori, Alberto Chiesi.

Info: centrostudimovimenti@gmail.com